mercoledì 20 ottobre 2010

Il trauma di Ty Ziegel

Ty Ziegel è un reduce dall'Iraq, fotografato nel giorno del suo matrimonio da Nina Berman: un viso sfigurato e sofferente, che mostra come unica emozione una rassegnata tristezza. La promessa sposa non guarda l'amato, ma volge i suoi occhi verso un punto nel vuoto. E' un'immagine tragica, che stringe il cuore. Un giovane ragazzone della grigia provincia americana deve fare i conti con i postumi di un attentato kamikaze e con gli effetti di una cinquantina di operazioni ricostruttive: la sua vita è tragicamente cambiata dal giorno dell'attentato e non tornerà più come prima. Ricordiamo il fratello Ty e che un moto del nostro cuore gli sia di conforto e di luce nel buio della sua immeritata sofferenza. (Fonte immagine: archivio Di Spazio)

martedì 19 ottobre 2010

Piccola strategia di sopravvivenza

Viviamo un tempo storico, nel quale il ruolo della comunicazione telefonica si è trasformato in una nuova forma di dipendenza tecnologica. Dimenticare il cellulare a casa può generare stati d'ansia, perchè non abbiamo la possibilità (apparente!) di tenere sotto controllo il flusso degli eventi e di gestire la nostra relazione con gli altri. Ma il telefono, o meglio la sua suoneria, può diventare un pericoloso generatore di inutili e dispendiose (in termini energetici) ansie.
Se abbiamo ricevuto brutte notizie (come per esempio l'urgente ricovero in ospedale di un nostro familiare per un severo incidente), ogni squillo del telefono -successivo a quell'evento- scatenerà una tipica risposta di allarme del nostro organismo. Per disinnescare questa reazione pavloviana, sarà provvidenziale e terapeutico modificare il trillo del telefono con una nuova suoneria.

sabato 16 ottobre 2010

Il corpo non dimentica

Il corpo è un dispositivo biologico di memoria, strutturato nelle dimensioni del tempo e dello spazio e ad esse assoggettato. Ma il corpo, a differenza della mente, può muoversi indifferentemente nel tempo lineare e in quello non lineare: sono le diverse aree corporee, le cosiddette frazioni somatiche insieme al variabile contenuto delle nostre emozioni, a viaggiare avanti e indietro nel tempo.
La comparsa inaspettata di un dolore al ginocchio o di una nevralgia dentale non possono essere interpretate dalla nostra coscienza, se non in relazione ad una recente caduta o ad un intervento odontoiatrico. In tutti gli altri casi la coscienza non è in grado di spiegare a se stessa i segnali, che giungono dal corpo.
Da questa considerazione deriva un'importante e provocatoria riflessione: il corpo è sempre consapevole, la mente solo talvolta.

giovedì 7 ottobre 2010

Il viaggio esteriore (2)

Perchè il viaggio esteriore? Perchè si possa aggirare in modo intelligente la ridondanza proiettiva della nostra mente, che dal punto di vista evolutivo è un programma applicativo di risoluzione dei problemi e di indirizzo delle scelte. La finalità della mente dovrebbe essere legata alla modalità, con cui risolvo il problema del fuoco sfregando fra loro due pietre focaie. Molto spesso capita di "pensare" lo sfregamento delle due pietre, senza tradurre nella realtà questo concetto. Il viaggio diventa esteriore attraverso l'azione positiva nel mondo reale, quello condizionato dalle dimensioni del Tempo e dello Spazio: solo così è possibile condensare il processo ideativo generato dalla mente.

venerdì 1 ottobre 2010

Il viaggio esteriore

Migliaia di libri sulla crescita personale ripetono ossessivamente quanto importante sia entrare in noi stessi per far emergere la consapevolezza. Mi chiedo molto spesso che cosa si intenda per consapevolezza, se gli eventi e le esperienze della vita modificano di continuo (anche con modalità inconscia) il nostro punto di osservazione. La percezione del mondo e della vita genera un profondo cambiamento dell'individuo dopo un fatto traumatico. Il destino stesso di una persona è gravato da quanto è avvenuto nella sua famiglia molto tempo prima del suo concepimento. Ma nessuno di noi è "consapevole" per esperienze remote e inelaborate, poichè la coscienza accompagna come un'ombra la vita di ognuno ed è totalmente ignara di quanto ci ha preceduto in questo viaggio; possiamo però soffrire in modo intenso per un evento dimenticato e sepolto negli abissi temporali. Chi è veramente consapevole, la nostra coscienza o il nostro corpo, che ci segnala attraverso il linguaggio del dolore tutto quello che non è stato elaborato? siamo così sicuri che la guida sia la nostra coscienza? Quest'ultima si comporta come il capitano di bordo che redige il suo diario per la durata del suo incarico; ma lo scafo della nave mostra segni e ammaccature che il capitano non conosce e mai conoscerà.