venerdì 7 ottobre 2016

Emoji e il fenomeno dell'inversione emozionale

Fonte immagine:www.guidaconsumatore.com

  Vi propongo un piccolo esperimento: controllate i vostri messaggi sullo smartphone, laddove avete fatto impiego di emoji. Chi si occupa di linguaggio corporeo e di comunicazione non verbale (somatoglottologia) è pienamente consapevole che l’espressione emotiva, se sincera e autentica, precede sempre il linguaggio verbale. Vi faccio un esempio: se batto i pugni sul tavolo e grido sono stufo dei tuoi continui ritardi, il messaggio è coerente. Se grido sono stufo dei tuoi continui ritardi e dopo batto i pugni sul tavolo, il messaggio non è autentico ma menzognero, perché il linguaggio cognitivo precede in modo innaturale la reazione emotiva (battere i pugni sul tavolo). Dove inserisco le emoji nel messaggio utilizzato in chat? Verificate ora sui vostri messaggi inviati (e quelli ricevuti) dove inserite di norma le faccine:                                                                                                                                                 Inserisco la faccina prima del testo                                                                                                     Inserisco la faccina dopo il testo
    Ho già verificato in studi controllati (questionari con pazienti) che la quasi totalità degli utenti inserisce la emoji alla fine del testo, ma non prima. Qualcuno inserisce la faccina nel contesto del messaggio, ma ad una lettura più attenta emerge che il testo in realtà è scomposto in due o più frasi distinte. 
      In altre parole, nella messaggistica online assistiamo a un fenomeno di inversione emozionale (Di Spazio, 2016): l’icona emozionale (non la reale emozione) segue sempre il messaggio verbale, ma non lo precede. Questa procedura è condivisa istintivamente da tutti gli utenti e rappresenta un cambiamento importante nei nuovi modelli comunicativi.