domenica 31 maggio 2020

Accademia di Idroposturologia (Aquanesting)

Fonte immagine: archivio Di Spazio



L’idroposturologia (Di Spazio, 2004) studia gli effetti neurofisiologici sulle dinamiche posturali in ambiente acquatico e in condizioni di microgravità. 
Essa consiste principalmente nell’esecuzione di particolari esercizi neurali finalizzata alla stimolazione della componente ventrovagale del sistema nervoso autonomo (SNA) in linea con la teoria polivagale di Porges (1995). 
Fondamentale per il corretto utilizzo delle sequenze motorie è il setting: la piscina deve essere riscaldata con acqua termale a circa 35 °C (ricorda la sicurezza della vita intrauterina quando siamo immersi nel liquido amniotico) e deve essere immersa in ambiente naturale (parco con alberi e cespugli). 
Utile è la stimolazione sonora di sottofondo affidata a musica rilassante e ripetitiva, esente da basse frequenze che si associano nei mammiferi (umani inclusi) a ipervigilanza da rischio di predazione. 
L’assetto in galleggiamento verticale viene ottenuto mediante l’uso di tubolari in materiale plastico (swimnoodle) che consentono non soltanto il mantenimento della posizione e l'annullamento delle resistenze posturali, ma generano microdondolamento che promuove il senso di sicurezza e l'attivazione del circuito parasimpatico del sistema nervoso autonomo. 
Le istruzioni del trainer devono essere condivise con voce prosodica, evitando il ricorso a comandi secchi e perentori. 
La ripetizione degli esercizi neurali promuove il bilanciamento intenzionale dell’equilibrio posturale attraverso microcomandi esercitati attraverso il movimento oculare e l’assetto guidato dalle singole dita delle mani. 
L'addestramento posturale non migliora soltanto il nostro equilibrio, ma potenzia simultaneamente lo stato fisiologico di sicurezza del sistema nervoso autonomo. Potenziare il senso di sicurezza interiore rafforza la nostra resilienza, cioè la capacità individuale di impattare positivamente eventi perturbanti della vita.
Inoltre le sequenze micro-motorie vengono integrate con l’impiego delle tecniche di Vocal Toning, sequenze di singole vocalizzazioni per promuovere l'equilibrio funzionale dei diversi distretti corporei. 
L’esecuzione mirata degli esercizi neurali in linea con la teoria polivagale di Porges incrementa lo stato di calma e rilassamento, promuovendo una condizione di positiva sicurezza. 
I seminari di Aquanesting (Friends of Aquanesting) sono rivolti a tutti (anche a chi non sa nuotare), ma anche alle aziende sensibili alla salute emozionale dei propri dipendenti (corporate wellness). 
L'Accademia di Idroposturologia Aquanesting è stata fondata nel 2004 dal medico psicotraumatologo Vincenzo Di Spazio e ha la sua sede operativa a Montegrotto Terme (PD) presso l'Hotel Garden Terme (www.gardenterme.it).

domenica 24 maggio 2020

Cronobiologia dello stress e cronocezione

Fonte immagine: archivio Di Spazio



La cronosomatica rappresenta un’evoluzione della cronobiologia dello stress, lo studio del corpo come sistema orientato non solo nella dimensione dello spazio, ma anche del tempo. In particolare la cronobiologia dello stress si basa sulla premessa teorica che l’organismo sia dotato di nocicettori in grado di segnalare, codificandolo in uno schema temporale, la risposta al dolore psichico, invece che somatico. 
Se per neurocezione (Porges, teoria polivagale, 1995) s’intende il processo attraverso il quale il sistema nervoso effettua una valutazione del rischio senza ricorrere alla consapevolezza, per cronocezione (Di Spazio, 2020) s’intende il processo attraverso il quale il sistema nervoso registra nel tempo (secondo una sequenza circannuale progressiva della timeline) la variazione negativa dell’indice di resilienza senza ricorrere alla consapevolezza. 
Un caso molto singolare e raro è la cronocezione anticipatoria, un fenomeno che si manifesta quando il sistema nervoso scatena risposte di allarme ortosimpatico in prossimità temporale antecedente un evento luttuoso. 
In questi casi è come se l’organismo reagisse con innalzamento della risposta di stress non a seguito di un lutto, ma qualche mese o settimana prima che si verifichi il decesso di un familiare. Lo stesso fenomeno può manifestarsi in soggetti ipersensibili che sono in grado percepire, come si trattasse di un deja vu, la morte improvvisa e traumatica di un estraneo.

venerdì 1 maggio 2020

Un caso di ridotta resilienza transgenerazionale

Fonte immagine: archivio Di Spazio




Nell’anamnesi personale si deve chiedere se il paziente ha conosciuto tutti i nonni e tutti gli zii (specificare se quando è nato, nonni e zii erano viventi oppure no). 
Per quanto riguarda la relazione con gli zii è più corretto chiedere: “I suoi genitori hanno perso fratelli o sorelle prima della Sua nascita?”. 
Poniamo il caso che il nonno paterno sia deceduto prima del concepimento del paziente; si devono chiedere le date di nascita e di morte del congiunto. 
Il nonno è deceduto il 24 luglio 1974 a 64 anni di età per aneurisma cerebrale; il padre del paziente (il contatto transgenerazionale) all’epoca aveva 34 anni di vita (35° anno). 
Il paziente giunge all’osservazione a 22 anni di età per un problema di cefalea episodica; il sintomo cefalalgico richiama la posizione anatomica speculare a quella del nonno, deceduto per esiti di patologia vascolare cerebrale (fenomeno della patomimesi, Di Spazio 2003). 
Come si procede in questo caso per evidenziale una ridotta resilienza transgenerazionale? Si somministrano al paziente i due test di resilienza, analizzando la linea temporale compresa fra 38 e 33 anni (cioè fino a un anno prima dell’evento avverso del padre). 
Se non compaiono variabili significative sulla posizione 34, significa verosimilmente che l’evento transgenerazionale non ha lasciato tracce nel discendente; viceversa, se in posizione 34 percepisce risposte emotive o viscerali nel test statico e instabilità posturale in quello dinamico, significa che il discendente esprime ridotta resilienza transgenerazionale in posizione 34 (35° anno di vita, corrispondente all’età del padre nel 1974). Poiché l’età potenzialmente più fragile (34) si trova in posizione futura rispetto a quella attuale del paziente (22), è fondamentale saper gestire la comunicazione, in modo da evitare l’innesco di uno stress da profezia (“cosa mi accadrà quando compirò 34 anni?”). 
A questo punto si sottopone il paziente alla stimolazione del processo spinoso della L1, corrispondente al 35° anno di vita e l’applicazione del patch all'infrarosso corporeo sul punto per 3 settimane.
Come si controlla il potenziale successo del trattamento? 
Innanzitutto verificando nella sessione successiva l’attenuazione o la scomparsa del sintomo lamentato; parallelamente si ripetono i 2 test di resilienza per accertare l’annullamento (o meno) delle risposte emotive, viscerali o posturali.