domenica 27 agosto 2017

Un trattamento d'avanguardia per l'astenia della Sindrome da Stanchezza Cronica

Fonte immagine: archivio Di Spazio
La Sindrome da Stanchezza Cronica (CFS/ME) è una malattia rara estremamente debilitante che riduce in modo notevole la qualità della vita dei Pazienti. 
Non è mia intenzione dilungarmi sugli aspetti nosologici di questa sindrome, ma di presentare un nuovo approccio terapeutico in grado di affiancarsi ai protocolli già in uso.
Il nuovo trattamento d’avanguardia per limitare gli effetti negativi dell’astenia cronica si chiama “fototerapia transcranica” (TCBLT, TransCranial Bright Light Therapy) e origina dagli studi effettuati nei primi anni Ottanta del secolo scorso; la ricerca universitaria aveva documentato effetti benefici dell’esposizione a luce solare artificiale per contrastare la depressione stagionale (SAD). Se prima i Pazienti dovevano sottoporsi a lunghe sedute in ambiente ospedaliero, il progresso della tecnologia ha permesso negli anni successivi la generazione di nuovi dispositivi indossabili in grado di replicare gli stessi effetti.
Nella mia pratica clinica ho cominciato ad impiegare questi dispositivi medici per il trattamento dell’astenia post-dialitica, un sintomo collaterale che si manifesta molto spesso nei soggetti sottoposti a emodialisi, con risultati incoraggianti. 
Poiché il sintomo stanchezza nel soggetto dializzato è molto simile a quello lamentato da chi soffre di CFS/ME, ho esteso l’impiego della fototerapia transcranica anche in questo ambito.
Quali sono i vantaggi della fototerapia transcranica? 
In primis, non si tratta di una terapia farmacologica che può gravare sulle funzioni metaboliche; il paziente impiega il dispositivo in ambito domiciliare, cioè a casa sua, evitando difficoltosi spostamenti; questo è il primo e più importante effetto di questo approccio. Inizialmente il protocollo di fototerapia transcranica (TCBLT) prevede che il medico curante stabilisca la durata, l’orario di applicazione e valuti eventuali controindicazioni (poche).

Grazie alle sue dimensioni ridotte e all'uso intuitivo il dispositivo può essere impiegato senza problemi in qualsiasi condizione e quindi anche nel paziente allettato. Infine sul piano dei costi la spesa per l’acquisto del dispositivo è paragonabile a quella di uno smartphone di fascia media. Spero che l’impiego della Fototerapia Transcranica possa trovare sempre maggiore diffusione per favorire il positivo incremento della qualità della vita nei Pazienti con CFS/ME. 

mercoledì 23 agosto 2017

Debolezza da dialisi e possibile rimedio

Fonte immagine: archivio Di Spazio
Insieme al prurito anche l'intensa spossatezza (astenia post-dialitica) è un caratteristico effetto collaterale in chi si sottopone alla dialisi; di norma la debolezza che interviene dopo la seduta dialitica può essere mitigata ricorrendo al riposo forzato per qualche ora; questo comporta comunque una notevole riduzione della qualità della vita, se pensiamo che in media le sedute dialitiche si effettuano almeno 3 volte in settimana. 
Per contrastare l’astenia post-dialitica forse può intervenire il contributo della fotomedicina, una branca clinica che studia gli effetti terapeutici della luce. 
Riporto a tale proposito la testimonianza di una persona dializzata: “Mi chiamo B., sono in dialisi da 5 anni e fino a poco tempo fa dopo quattro ore di trattamento ero molto stanca e senza forza tanto da dover passare il pomeriggio a letto. 
Da un paio di mesi grazie al Dr. Di Spazio sto usando un dispositivo che si chiama Human Charger che emana una luce bianca. 
Con l’uso quotidiano di questo dispositivo è cambiata la mia energia e forza, dormo meglio e sono più tranquilla. Inoltre non ho più bisogno di un lungo riposo nel pomeriggio dopo la dialisi per cui la qualità della mia vita è migliorata.”