giovedì 25 aprile 2019

Emozionologia e "solitarietà"

Fonte immagine: archivio Di Spazio

La solitudine è un sentimento di dolorosa separazione, di distruttiva disconnessione dal mondo e dagli affetti; un esempio di solitudine è la cosiddetta hikikomori (stare in disparte, isolarsi), una patologia che colpisce soprattutto i maschi adolescenti giapponesi di classe media (disturbo della sfera emotiva che si sta diffondendo anche in Occidente). 
Ma esiste una variante positiva della solitudine? 
Sembrerebbe di sì, a giudicare dalle parole di Cristina Kicca Lanzoni, in un’intervista rilasciata a Enzo Barillà il 4 dicembre 2017, giorno di Santa Barbara, protettrice dei minatori. 
Cristina Kicca Lanzoni, allieva di Maurizio Montalbini (1953-2009), detiene il primato mondiale femminile di permanenza in grotta; ha trascorso 268 giorni (impresa terminata il 20 aprile 1995) in isolamento spazio-temporale nel laboratorio Underlab, costruito nell’Abisso Ancona delle grotte di Frasassi (AN). 
Ho già menzionato la sua incredibile impresa nel mio ebook Speleoterapia: azione e cura nella sezione dedicata alla speleonautica, ma in questa occasione il suo nome è legato al neologismo da lei coniato: solitarietà
Si tratta di un sentimento che descrive come “una vita in solitaria ma non in solitudine”. Nel totale isolamento ipogeo, condizione potenzialmente devastante per la maggior parte degli umani, Cristina Kicca Lanzoni ha sviluppato un sentimento raro, ma possibile e che merita a pieno diritto di rientrare nell’Atlante dell’Emozionologia: la solitarietà.

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