venerdì 28 aprile 2017

Il tatuaggio dopo un lutto: una forma di defusione cognitiva?

Fonte immagine: archivio Di Spazio
Un fenomeno antropologico poco studiato è il tatuaggio del lutto, cioè la modalità con cui si tenta di preservare il ricordo di un familiare scomparso. In questo caso viene tatuato il nome, la data di morte e addirittura l’immagine del congiunto accompagnata da una affermazione del tipo “non ti dimenticherò mai” oppure “insieme per sempre” come segno indissolubile del legame affettivo con chi non c’è più. In questo modo si tenta di sottrarre all’oblio la memoria del familiare e di impedirne la dissoluzione. Le persone che ho intervistato riferiscono che la realizzazione del tatuaggio ha attenuato il dolore della perdita e il conflitto emozionale seguito all’evento traumatico. Credo inoltre che questo tipo di tatuaggio possa rappresentare una forma di autocura, perché determina una forma di defusione cognitiva. In altre parole, il tatuaggio sposta parzialmente il segnale di dolore dal paesaggio mentale (mondo interiore), superficializzandolo all’esterno, sulla cute. Si tratta quindi di una forma inconsapevole, ma potenzialmente efficace di patoferesi, cioè di trasferimento del dolore mediante l’azione del tatuaggio.


Nessun commento:

Posta un commento