mercoledì 9 dicembre 2020

Tempo immaginario e traumi emotivi

(Fonte immagine: archivio Di Spazio) Scrivono i ricercatori Antonio Manzalini e Daniele Gullà :” La Natura sembra operare non solo nel tempo reale, che tutti ben conosciamo, ma anche in un tempo immaginario. Il termine immaginario si riferisce al concetto matematico (formulato per la prima volta sul finire del XVI secolo) di numero immaginario, ovvero di radice quadrata di un numero negativo. Dunque non esiste solo il tempo reale, che ben conosciamo: è nel tempo immaginario, dove scompare la distinzione fra passato, presente e futuro, che la Natura orchestra i fenomeni quantistici più sottili.”. In meccanica quantistica il tempo immaginario (imaginary time) interseca perpendicolarmente il tempo classico e consente lo spostamento del cursore del tempo avanti e indietro. In altre parole, il tempo immaginario si sviluppa in una diversa direzione rispetto al tempo classico, come se fosse una dimensione spaziale: in esso è possibile muoversi avanti e indietro come si può fare nello spazio. Il concetto di spazializzazione della dimensione temporale si ritrova nella teoria cronosomatica; sul corpo umano sono principalmente attivi due circuiti cronospaziali, quello cronospinale (Di Spazio, 1996) e quello cronodattilo (Di Spazio, 2020). Questi due circuiti sono formati ciascuno da 24 punti distinti, che corrispondono alla sequenza anagrafica dell’età dalla nascita al 60° anno di vita. La stimolazione di un punto appartenente ai due circuiti consente di intervenire direttamente sull’età in cui il soggetto è stato esposto a un evento avverso; lo stesso vale anche nel caso dei traumi transgenerazionali. In altre parole, possiamo tornare indietro nel tempo per rilasciare le informazioni conflittuali del vissuto traumatico dell’individuo. Ma se non è possibile tornare indietro nel tempo classico, significa che i circuiti cronospaziali del corpo sono in relazione al tempo immaginario.

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