Benvenuti sul blog di cronosomatica

  • Temi del blog: cronosomatica, psicobiologia del trauma emotivo, riflessioni e strategie di sopravvivenza per vivere più leggeri

giovedì 10 dicembre 2020

Nodulo di Heberden e cronosomatica

(Fonte immagine: archivio Di Spazio) Nell'immagine riportata si può osservare un classico nodulo di Heberden a carico della falange distale del terzo dito della mano destra. Il nodulo non è soltanto l'esito di processi osteodegenerativi, ma rappresenta nel contempo la manifestazione cronicizzata di un "nodo conflittuale" irrisolto. In questo caso abbiamo esplorato il "nastro temporale" dai 14 anni agli 8 mediante il Time Rewind Walking Test (TRWT) per evidenziare punti di minore resilienza. Sul punto temporale corrispondente ai 9 anni la paziente di 77 anni ha oscillato in retropulsione e contemporaneamente ha manifestato iperestesia a carico della falange interessata. Il trattamento della C6 (punto spinale corrispondente al 10° anno di età) insieme al punto PC3 di agopuntura ha notevolmente ridotto il dolore atrosico.

mercoledì 9 dicembre 2020

Tempo immaginario e traumi emotivi

(Fonte immagine: archivio Di Spazio) Scrivono i ricercatori Antonio Manzalini e Daniele Gullà :” La Natura sembra operare non solo nel tempo reale, che tutti ben conosciamo, ma anche in un tempo immaginario. Il termine immaginario si riferisce al concetto matematico (formulato per la prima volta sul finire del XVI secolo) di numero immaginario, ovvero di radice quadrata di un numero negativo. Dunque non esiste solo il tempo reale, che ben conosciamo: è nel tempo immaginario, dove scompare la distinzione fra passato, presente e futuro, che la Natura orchestra i fenomeni quantistici più sottili.”. In meccanica quantistica il tempo immaginario (imaginary time) interseca perpendicolarmente il tempo classico e consente lo spostamento del cursore del tempo avanti e indietro. In altre parole, il tempo immaginario si sviluppa in una diversa direzione rispetto al tempo classico, come se fosse una dimensione spaziale: in esso è possibile muoversi avanti e indietro come si può fare nello spazio. Il concetto di spazializzazione della dimensione temporale si ritrova nella teoria cronosomatica; sul corpo umano sono principalmente attivi due circuiti cronospaziali, quello cronospinale (Di Spazio, 1996) e quello cronodattilo (Di Spazio, 2020). Questi due circuiti sono formati ciascuno da 24 punti distinti, che corrispondono alla sequenza anagrafica dell’età dalla nascita al 60° anno di vita. La stimolazione di un punto appartenente ai due circuiti consente di intervenire direttamente sull’età in cui il soggetto è stato esposto a un evento avverso; lo stesso vale anche nel caso dei traumi transgenerazionali. In altre parole, possiamo tornare indietro nel tempo per rilasciare le informazioni conflittuali del vissuto traumatico dell’individuo. Ma se non è possibile tornare indietro nel tempo classico, significa che i circuiti cronospaziali del corpo sono in relazione al tempo immaginario.

martedì 24 novembre 2020

Defusione Cognitiva a Mediazione Sensoriale e sistema nervoso autonomo

(Fonte immagine: archivio Di Spazio) Il pensiero sabotante riportato nella immagine recita: “Sono sfibrata da mia figlia, perché è una vita che lotto per renderla normale.” Quale relazione intercorre fra questa formulazione cognitiva e lo stato del sistema nervoso autonomo? Se leggiamo l’incipit della frase (“Sono sfibrata”) con la lente della teoria polivagale di Porges, possiamo accordare questa espressione emotiva con lo stato attivato del parasimpatico arcaico (circuito dorsovagale). Nello stato cronicamente attivato il soggetto è prigioniero di una risposta maladattativa della piattaforma neurale, caratterizzata da immobilizzazione per minaccia vitale. In questo caso le Tecniche Psicoristorative (Di Spazio) prevedono l’impiego della Defusione Cognitiva a Mediazione Sensoriale (DCMS) insieme agli esercizi neurali della Time Rewind Technique per assecondare il cambiamento di stato del sistema nervoso autonomo e il depotenziamento della narrazione sabotante.

sabato 21 novembre 2020

Tecniche Psicoristorative secondo Di Spazio

(Fonte immagine : archivio Di Spazio) Le Tecniche Psicoristorative (Di Spazio) nascono dalla ricerca clinica in cronosomatica e in cronoposturologia. Sono sviluppate sul solco metodologico della Teoria Polivagale di Porges e consistono in esercizi neurali finalizzati al potenziamento della resilienza e della sicurezza interiore. In altre parole, sono tecniche orientate al ripristino del controllo psicoristorativo legato al circuito ventrovagale del sistema nervoso autonomo (SNA). Per questo motivo utilizzano le risorse di mobilizzazione somatica per consentire un dialogo efficace con i diversi circuiti del sistema nervoso autonomo senza il ricorso al coinvolgimento cognitivo. L'immagine rappresentata descrive un esercizio neurale appartenente alle Tecniche Psicoristorative e consiste nella semplice transizione dalla posizione inginocchiata a quella eretta, ripetuta per 7 volte. L'esercizio deve essere eseguito con la consapevolezza del passaggio di stato fisiologico dalla immobilizzazione alla mobilizzazione. Per rendere più agevole l'esecuzione dei movimenti consiglio di inginocchiarsi su un cuscino e non sul pavimento; può essere utile posizionarsi vicino al divano (o altro appoggio) per facilitare il movimento di risalita alla posizione eretta. Questo esercizio promuove e facilita il passaggio dinamico dallo stato dominato dal circuito dorsovagale (immobilizzazione, apatia, anergia, etc.) a quello mobilizzato dell'ortosimpatico. In questo modo viene promossa l'energia per risalire la scala gerarchica della piattaforma neurale che conduce allo stato di sicurezza generato dal circuito ventrovagale (vedi i post precedenti sulla sintesi della Teoria Polivagale di Porges).

martedì 17 novembre 2020

Postural Snapshot in cronoposturologia

(Fonte immagine: archivio Di Spazio) Snapshot si traduce come “istantanea” e indica la cattura di stato di un oggetto in un determinato momento nel tempo. Il fenomeno del Postural Snapshot in cronoposturologia (Di Spazio, 2020) rappresenta l’analisi della stabilità in un preciso momento del Tempo anagrafico dell’individuo. Quale funzione svolge questo fenomeno? Il Postural Snapshot rappresenta una misura non soltanto della stabilità posturale, ma consensualmente dell’indice di resilienza del soggetto in un determinato momento anagrafico della sua esistenza. In altre parole, se il soggetto oscilla o perde forza negli arti inferiori sulla posizione temporale, significa che il sistema nervoso autonomo (SNA) è rimasto bloccato in quella determinata età in uno dei due circuiti di sopravvivenza descritti da Stephen W. Porges, quello ortosimpatico (mobilizzazione per pericolo) o il circuito dorsovagale (immobilizzazione per minaccia vitale). La stimolazione del punto spinale corrispondente all’età critica (accompagnata dagli esercizi neurali da eseguire a domicilio) promuove il rilascio emozionale della risposta neurobiologica all’evento avverso.

domenica 15 novembre 2020

Incontinenza urinaria da stress e agopuntura

(Fonte immagine: archivio Di Spazio) L’incontinenza urinaria da stress (SUI, Stress Urinary Incontinence) è un disturbo che colpisce il sesso femminile in età perimenopausale (30%-40%) e che incrementa con l’età. Si verifica anche come esito da parto distocico o dopo intervento chirurgico dell’apparato riproduttivo. Per quanto si tratti di un disturbo benigno è caratterizzato da un notevole impatto negativo sulla qualità della vita della persona, condizionando senso di inadeguatezza, vergogna e imbarazzo. Viene limitata la mobilità su base psicologica con incremento della risposta di evitamento e riduzione dei processi di socializzazione. Come intervenire? Nei casi più gravi si può ricorrere all’intervento chirurgico (Tension-Free Vaginal Tape) o all’impiego farmacologico. La fisioterapia, l’allenamento del pavimento pelvico con gli esercizi di Kegel, l’uso di sonde endovaginali per la neurostimolazione o di sferette morbide sono alcune delle possibili terapie per questo disturbo dell’attività vescicale. Si può intervenire con l’agopuntura somatica e l’auricoloterapia e gli studi scientifici pubblicati dimostrano in questi casi risultati soddisfacenti. E’ possibile per la persona un autotrattamento secondo le indicazioni dell’agopuntura? In questo caso si ricorre alla tecnica denominata Acupoint Infrared Patching, che consiste nella stimolazione di punti senza l’impiego di aghi o di massaggio locale; nei punti da trattare vengono impiegati cerotti in permanenza (uso continuativo per 5 giorni). Si tratta di cerotti prodotti in tessuto non tessuto 100% polipropilene con minerali in grado di riflettere la parte più lontana degli infrarossi (Far Infrared). Un punto importante per il trattamento dell’incontinenza urinaria da stress è il Vaso Concezione 4 (guanyuan), localizzato a circa 4 dita trasverse sotto l’ombelico, ricordando che questo punto non può essere stimolato durante la gravidanza (chiedere sempre al medico agopuntore!). Il punto Vaso Concezione 4 può essere utilizzato come terapia integrativa anche nei casi di enuresi infantile.

giovedì 29 ottobre 2020

Un caso clinico di Defusione Cognitiva a Mediazione Sensoriale (DCMS)

Questo è un post speciale, perché è il numero 300 dal lancio del blog di cronosomatica (agosto 2010). L’esempio riportato nella fotografia rappresenta un classico caso in cui viene applicata la Defusione Cognitiva a Mediazione Sensoriale (DCMS). Il pensiero sabotante viene spostato dal panorama mentale verso l’esterno mediante la sua verbalizzazione; la narrazione intrusiva trova in questo spostamento uno spazio contenitivo (la misura fisica del foglio) che ne depotenzia l’aggressività e il carattere conflittuale. Questo primo passo genera una transitoria defusione che viene consolidata attraverso l’esercizio quotidiano della DCMS. L’attribuzione della colpa al marito per l’infecondità costituisce l’elemento primario del conflitto di coppia espresso nell’esempio riportato. Leggere il conflitto secondo la teoria polivagale di Porges, significa inquadrare l’attribuzione della colpa (sentimento disadattivo) nel circuito ortosimpatico del sistema autonomico, circuito dominato dalla risposta attacco-fuga. Il progressivo depotenziamento della credibilità del pensiero sabotante attraverso la procedura di Defusione Cognitiva a Mediazione Sensoriale può interrompere l’attivazione cronica del circuito ortosimpatico e consentire il progressivo recupero del freno vagale.

martedì 20 ottobre 2020

L'esercizio posturale della bussola e il potenziamento della resilienza

L’estensione attiva delle dita della mano prevede il coinvolgimento di diversi muscoli per consentire non soltanto la presa, ma anche la motricità fine. Vediamo quali sono: il muscolo abduttore lungo del pollice, il m. estensore breve del pollice, il m. estensore lungo del pollice, estensore comune delle dita, estensore proprio dell’indice, estensore proprio del mignolo, mm. estensori del carpo. Alla somma di questi muscoli (chiamati estrinseci) si aggiungono i muscoli lombricali e gli interossei volari e dorsali (denominati muscoli intrinseci). La compartecipazione complessa di tutti questi muscoli consente l’attivazione del cosiddetto riflesso digitoposturale (Di Spazio, 2019). Si tratta di un riflesso misconosciuto che promuove la direzionalità posturale, cioè la comparsa di movimenti spontanei di antero-, postero- e latero-pulsione; l’estensione volontaria delle dita effettuata in piedi (in ortostatismo) e a occhi chiusi genera una direzionalità posturale senza l’intervento attivo della muscolatura striata. Trattandosi di un riflesso mai stimolato nel corso della vita (se non in modalità inconscia), la sua attivazione necessita all’inizio di diversi secondi (fino a 10-15, tempo estremamente dilatato per un normale riflesso somatico). Quale utilità riveste la conoscenza di questo singolare riflesso? Viene utilizzato nell’esercizio neurale della bussola (Di Spazio, 2019), un esercizio studiato per il potenziamento della postura (in particolare nell’anziano), della resilienza e della sicurezza interiore. Il soggetto in piedi, a occhi chiusi e in ambiente sicuro, esplora le otto direzione classiche della bussola (Nord, Sud, Est, Ovest, Nord-Est, Sud-Est, Nord-Ovest e Sud-Ovest). L’intenzionale iperestensione di singole dita (movimenti mono- e bilaterali) genera inclinazione posturale indotta nella direzione prescelta. E’ possibile che l’inclinazione posturale verso una particolare direzione (per esempio a Est) sia inibita; in questi casi viene ripetuto l’esercizio verso Est fino a risolvere il blocco motorio. Il blocco direzionale indica una resistenza conflittuale nella sfera emotiva dell’individuo e la sua positiva risoluzione attraverso l’esercizio della bussola ha il potere di incrementare il senso di controllo e l’autostima. La ripetizione dell’esercizio perfeziona e consolida il senso di sicurezza interiore, attivando positivamente il circuito ventrovagale del parasimpatico secondo la teoria di Porges; esercitare il riflesso digitoposturale nei difficili momenti di crisi conflittuali della vita potenzia l’autostima e genera la sensazione di dirigere in modo più positivo le proprie azioni e i processi decisionali.

giovedì 15 ottobre 2020

Ridurre l'ansia con lo Shaking (movimento tinassogenico)

Lo shaking, detto anche movimento tinassogenico (dal greco antico “scrollare”, Di Spazio, 2020) è una tecnica di rilascio emozionale utilizzata negli esercizi neurali della Time Rewind Technique (TIRET). Si caratterizza per un movimento volontario eseguito in posizione eretta per 20-30 secondi (ripetibile), in cui si cerca di scuotere la maggior parte della muscolatura degli arti e del bacino insieme. L’esercizio deve essere eseguito mantenendo le piante dei piedi aderenti al pavimento. Si tratta di movimenti mutuati dall’osservazione in natura; dopo essere sfuggita all’attacco del predatore, la preda viene scossa da un fremito prolungato che viene attivato dal sistema nervoso autonomo. In questo modo riesce a scaricare l’eccessiva tensione nervosa accumulata nell’apparato muscolo-scheletrico e resettare i segnali di pericolo e di minaccia vitale accumulati. Si tratta di una modalità istintiva di rilascio emozionale molto utile per riportare il sistema nervoso autonomo in uno stato fisiologico di sicurezza e depotenziare l’iperattivazione dei circuiti limbici cerebrali. Il movimento tinassogenico non deve essere confuso con il metodo TRE (Trauma Releasing Exercises) ideato dallo psicoterapeuta David Berceli, poiché si tratta di un movimento volontario e non di un tremore neurogeno spontaneo. In tutti e due i casi si tratta di esercizi mirati al rilascio della tensione nervosa accumulata per effetto dell’esposizione a eventi avversi. Il movimento tinassogenico può essere effettuato alla fine della giornata per scaricare le tensioni accumulate e riportare il sistema nervoso autonomo a uno stato di sicurezza; per questo motivo può facilitare l’addormentamento e favorire così un sonno ristoratore. (Fonte immagine: archivio Di Spazio)

Cronosomatica e teoria polivagale di Porges


Fonte immagine: archivio Di Spazio


La linea del Tempo di un individuo è caratterizzata dalla sequenza di fasi dinamiche, dove la resilienza è ottimale per lunghi periodi e si riduce drasticamente in altri, poiché viene messa a dura prova dall’esposizione a eventi di natura avversa. 

Credo che la migliore definizione di resilienza non sia quella comune che consiste nella capacità di risposta dell’individuo alle esperienze traumatiche, ma la seguente: RESILIENZA = SICUREZZA. La resilienza non è legata tanto al nostro approccio cognitivo ai momenti critici della vita, ma è affidata alle risorse del sistema nervoso autonomo che reagisce secondo schemi arcaici focalizzati sulla sopravvivenza; si tratta di un modello istintuale, perfezionato lungo una linea filogenetica che si perde nella notte dei tempi. 

Il neurofisiologo americano Stephen W. Porges propone un nuovo modello neurobiologico del sistema nervoso autonomo, superando la classica suddivisione in due rami ad azione antitetica. La nuova configurazione si basa su un modello evolutivo, dal più arcaico al più recente. Sul gradino più basso (circuito rosso dello schema) incontriamo la funzione protettiva del parasimpatico arcaico, caratterizzato dalle funzioni immobilizzanti del circuito dorsovagale (nucleo motore dorsale del vago situato nel tronco encefalico); in questa condizione il sistema nervoso autonomo registra segnali di minaccia vitale. L’organismo collassa (shut down) e si manifesta un quadro di morte simulata (tanatomimesi) come ultima risorsa dissociativa. In natura è il caso della preda in fase agonica quando viene straziata dal predatore. Nella specie umana corrisponde a eventi gravi come nel caso di incidenti, brutali aggressioni, tortura, incarceramento, migrazione forzata. 

Allo scalino evolutivo più in alto (circuito giallo dello schema) corrisponde l’attivazione del circuito ortosimpatico che entra in gioco nei processi di competizione e nei contesti conflittuali e si manifesta con la risposta di attacco o fuga. Superati questi due stati legati ai meccanismi di sopravvivenza, si entra in un livello di affrancamento dai modelli di difesa e autoprotettivi. 

Ci troviamo nel regno governato dal circuito ventrovagale del sistema parasimpatico (circuito verde dello schema); sul piano evolutivo è il gradino più alto, quello che consente l’accrescimento, il benessere e la conservazione della salute. Quando è attivo il circuito ventrovagale, siamo disponibili all’ingaggio sociale, alla coesione e alla condivisione. 

La cronosomatica (stimolazione palmogenica di punti spinali secondo una precisa cronotopia) accompagnata dagli esercizi neurali che rientrano nella Time Rewind Technique (TIRET), consente il rapido rilascio emozionale di traumi passati. In questo modo è possibile risalire velocemente la scala gerarchica del sistema nervoso autonomo verso lo stato di sicurezza e modificare positivamente la narrazione mentale.


 

domenica 4 ottobre 2020

Il semaforo invertito del sistema nervoso autonomo


 


Il neurofisiologo americano Stephen W. Porges propone un nuovo modello neurobiologico del sistema nervoso autonomo, superando la classica suddivisione in due rami ad azione antitetica. La nuova configurazione si basa su un modello evolutivo, dal più arcaico al più recente. Sul gradino più basso incontriamo la funzione protettiva del parasimpatico arcaico, caratterizzato dalle funzioni immobilizzanti del circuito dorsovagale (nucleo motore dorsale del vago situato nel tronco encefalico); in questa condizione il sistema nervoso autonomo registra segnali di minaccia vitale. L’organismo collassa (shut down) e si manifesta un quadro di morte simulata (tanatomimesi) come ultima risorsa dissociativa. In natura è il caso della preda in fase agonica quando viene straziata dal predatore. Nella specie umana corrisponde a eventi gravi come nel caso di incidenti, brutali aggressioni, tortura, incarceramento, migrazione forzata. Allo scalino evolutivo più in alto corrisponde l’attivazione del circuito ortosimpatico che entra in gioco nei processi di competizione e nei contesti conflittuali e si manifesta con la risposta di attacco o fuga. Superati questi due stati legati ai meccanismi di sopravvivenza, si entra in un livello di affrancamento dai modelli di difesa e autoprotettivi. Ci troviamo nel regno governato dal circuito ventrovagale del sistema parasimpatico; sul piano evolutivo è il gradino più alto, quello che consente l’accrescimento, il benessere e la conservazione della salute. Quando è attivo il circuito ventrovagale, siamo disponibili all’ingaggio sociale, alla coesione e alla condivisione.

Fonte immagine: archivio Di Spazio 

giovedì 1 ottobre 2020

Paura della vecchiaia (gerofobia) e sistema nervoso autonomo secondo Porges

 



La frase riportata nell’immagine traduce sul piano cognitivo-emozionale lo stato fisiologico del sistema nervoso autonomo alla luce della teoria polivagale di Porges. 

Il rivoluzionario aspetto di questa teoria è l’interpretazione neurobiologica del sistema nervoso autonomo, visto non più come meccanismo duale nel quale competono la branca ortosimpatica e quella parasimpatica, ma come scala gerarchica evolutiva. Sul piano filogenetico più recente troviamo il circuito ventrovagale del parasimpatico, circuito che nei mammiferi superiori attiva sicurezza, crescita, stato di benessere e coregolazione sociale. Il circuito ventrovagale con le sue fibre nervose innerva l’area anatomica sovradiaframmatica (muscoli facciali, orecchio medio, laringe, cuore e polmoni). Quando è funzionalmente attivo, l’individuo si sente in sicurezza, motivato e disponibile all’interazione sociale. Il gradino più in basso della scala gerarchica filogenetica è occupato dall’ortosimpatico, impegnato nel programma di mobilizzazione (attacco-o-fuga) in risposta ai segnali di pericolo ambientale. All’ultimo gradino in basso si trova il circuito dorsovagale del parasimpatico che innerva gli organi sottodiaframmatici e si attiva dinanzi a segnali di minaccia vitale; in questo caso l’organismo si spegne (shut down) ed entra in modalità stand by. Potremmo rappresentare i 3 livelli del sistema con l’esempio del topolino:

1.      Il topolino mangia tranquillo e con piacere il pezzetto di formaggio (circuito ventrovagale del parasimpatico)

2.      Il topolino viene inseguito dal gatto (circuito ortosimpatico)

3.      Il topolino viene addentato dal gatto (circuito dorsovagale del parasimpatico)

 Durante il giorno il sistema nervoso autonomo oscilla dinamicamente fra questi tre stati e regola l’addestramento della piattaforma neurale. Quando avviene l’esposizione a un trauma (ad una determinata età) il sistema nervoso autonomo si blocca in stato ortosimpatico o in quello dorsovagale) e perpetua questo schema, promuovendo la comparsa di disturbi o malattie. Obiettivo della cronosomatica è quello di facilitare la progressione verso l’alto nella scala gerarchica autonomica per consentire l’attivazione del circuito ventrovagale. La tecnica prevede la stimolazione di un punto della colonna vertebrale secondo l’orologio spinale dei traumi (corrispondente all’età del trauma) e la somministrazione di esercizi di resilienza (Time Rewind Technique). Il pensiero sabotante espresso dalla paziente anziana (vedi foto) non illustra soltanto l'aspetto cognitivo-emozionale, ma richiama la posizione dorsovagale della piattaforma neurale. Le parole esprimono non soltanto un profondo timore per il futuro, ma anche la resa incondizionata verso uno stato fisico destinato inevitabilmente al peggioramento. La permanenza cronica nello stato dorsovagale ha l'effetto di condizionare negativamente la risposta dell'organismo imprigionato nel vicolo cieco della narrazione mentale sabotante. 


venerdì 4 settembre 2020

La funzione esplorativa dei nervi cranici

Fonte immagine: archivio Di Spazio


Durante il periodo degli studi abbiamo imparato con grande fatica e poco entusiasmo l’anatomia, il decorso e le aree somatiche innervate dai nervi cranici. Ma ora vorrei rispondere a una domanda sul ruolo di questi nervi: qual è la loro funzione più profonda? La funzione svolta è quella esplorativa, serve cioè a sondare l’ambiente esterno insieme a quello interno per modulare il senso di sicurezza. Sono tranquillo nella mia relazione con il mondo oppure percepisco segnali di pericolo? Nel dettaglio illustro la relazione di ogni singola coppia di nervi cranici con lo specifico ruolo esplorativo. Nella mia descrizione introduco anche la funzione del cosiddetto nervo zero (chiamato anche terminale, N, 0 e XIII), la cui presenza è stata oggetto di accese polemiche fra gli anatomisti. Si tratta di una terminazione nervosa che afferisce al nucleo olfattorio, saltando il bulbo e il suo organo recettore è l’organo vomeronasale. Nell’umano la sua esistenza è stata dimostrata durante la vita prenatale e i primi mesi di vita extrauterina per scomparire definitivamente in fase puberale. Nei mammiferi inferiori è deputato alla ricezione dei feromoni, essenziali per la sopravvivenza e la procreazione. A cosa serve nel neonato? La sua funzione esplorativa è quella di consolidare l’attrazione e l’attaccamento alla madre per modulare il senso di sicurezza. Vediamo in sequenza le funzioni degli altri nervi cranici:

I nervo cranico (olfattivo): orientamento chemotattico.

II nervo cranico (ottico): contatto visivo generale (visione panoramica).

III nervo cranico (oculomotore): contatto visivo focalizzato attraverso il movimento oculare.

IV nervo cranico (trocleare): contatto visivo focalizzato attraverso il movimento oculare.

V nervo cranico (trigemino): esplorazione visiva (dilatazione pupillare mediata dai nn. ciliari lunghi); esplorazione sensitiva della faccia e gustativa.

VI nervo cranico (abducente): contatto visivo focalizzato attraverso il movimento oculare. Come si può notare la funzione visiva necessita dall’azione combinata di più nervi (II, III, IV, VI) direttamente coinvolti. Il trigemino e il vago contribuiscono a incrementare la risposta visiva alle variazioni luce/buio mediante la modulazione pupillare (miosi e midriasi).

VII nervo cranico (facciale): segnalazione e riconoscimento emotigeni attraverso la mimica dei muscoli facciali (comunicazione non verbale).

VIII nervo cranico (staotoacustico o vestibolococleare): esplorazione uditiva dell’ambiente e valutazione sensitiva della posizione nello spazio.

IX nervo cranico (glossofaringeo): esplorazione gustativa (3° posteriore della lingua, amaro), nutrizione (deglutizione).

X nervo cranico (vago): esplorazione dello stato interno (viscerale, cardiorespiratorio, urogenitale); contribuisce all’esplorazione visiva modulando la contrazione pupillare in risposta a eccessiva intensità luminosa.

XI nervo cranico (accessorio): consente la flessione e la rotazione del collo e della testa (parte del m. trapezio e m. sternocleidomastoideo) contribuendo all’incremento della esplorazione visiva e di quella uditiva.

XII nervo cranico (ipoglosso): nervo motore della lingua, contribuisce alla fase preliminare dei processi nutritivi e svolge un ruolo fondamentale nella comunicazione verbale.

Possiamo leggere la funzione esplorativa dei nervi cranici anche secondo un piano squisitamente ontogenetico; la nostra esplorazione del mondo inizia con l’attrazione verso l’odore materno per garantirci lo stato di sicurezza (nervi terminale e olfattivo); matura nel tempo con il contatto visivo e quello uditivo, si consolida con la modulazione emotigena della muscolatura facciale (VII nervo) e si conclude infine con la comunicazione verbale (XII). In ultima analisi i nervi cranici ci consentono di perfezionare la nostra esplorazione del mondo che ci circonda, valutando in modo raffinato quando possiamo sentirci sicuri e rilassati o quando percepiamo contesti di pericolo o di minaccia vitale.

 

sabato 29 agosto 2020

Les Portails du Temps, pubblicazione di Andrea Fredi


 

Andrea Fredi è un noto coach di psicologia energetica, corifeo in Italia di EFT (Emotional Freedom Technique), di Tecniche Energetiche Provocative (PET) e di Tecniche di Alchimia Interiore (TAI). Insieme a Vincenzo Di Spazio, teorico della cronosomatica e scopritore del Meridiano del Tempo (Shijian mai), ha divulgato in Italia e all’estero la tecnica denominata AGER (AgeGate Emotional Release); si tratta di un approccio che prevede la stimolazione di punti cutanei in relazione alle diverse età della vita, dove l’individuo è stato esposto a eventi traumatici. La stimolazione integrata dei punti facilita e promuove il rilascio delle emozioni conflittuali scaturite dai vissuti negativi. Dopo aver pubblicato I Cancelli del Tempo, nel 2020 Andrea Fredi si rivolge al pubblico di lingua francese con l’opera Les Portails du Temps, un'altra pietra miliare nella diffusione di una tecnica non invasiva per la cura dei traumi emotivi.


domenica 23 agosto 2020

Shijian mai, il meridiano celato

 Fonte immagine: archivio Di Spazio


Premessa

Nel 1996 ho descritto l’esistenza e il decorso di un canale energetico sconosciuto in agopuntura, denominandolo in seguito Shíjiān mai, il meridiano del Tempo. Questo canale energetico segna gli eventi stressanti della vita, è la memoria degli accadimenti dolorosi. 

Sulla base di quella scoperta ho elaborato la teoria cronosomatica: come lo Spazio, così il Tempo è Energia che influenza non solo le vicende umane, ma anche lo stato di salute dell’organismo, nel bene o nel male.

Quando intuizione e serendipity si incontrano, allora possono accadere cose straordinarie. Immaginate di studiare un’opera d’arte antica di oltre due millenni, un manufatto indagato minuziosamente da generazioni di esperti in materia. Immaginate che ai vostri occhi, all’improvviso, quella maestosa opera sveli al suo interno un contenuto misterioso e inesplorato, un tesoro nascosto per secoli. 

Come reagireste? Ignorereste questa rivelazione? Come un paziente archeologo mi dedico dal 1996 al disvelamento di questo incredibile manufatto sepolto sotto la polvere del tempo. Oggetto della mia lunga esplorazione è un canale energetico celato all’interno di uno degli otto Meridiani Straordinari: il Du mai (Vaso Governatore). E’ la colonna nella colonna, un meridiano che condivide con il Du mai la verticale della colonna vertebrale. Quale funzione esplica? Il suo ruolo è quello di reclutare e redistribuire l’energia sottratta all’organismo da eventi traumatici; è costituito dalla sequenza di 24 punti (come Ren mai), posizionati sull’apice delle apofisi spinose dalla C1 alla L5. Rappresenta il tempo dell’umano, la sua biografia dolorosa e per questo motivo l’ho denominato in seguito Shíjiān mai, il meridiano del Tempo (sinarteria temporis). Scrive il medico Mauro Navarra, direttore della Scuola Italiana di Agopuntura: “…nel corpo esistono le tre direzioni spaziali, rappresentate energeticamente dai meridiani e dalle tre energie. Meridiani che sono longitudinali, trasversali e circolari, con le tre energie che li percorrono: Yuan, Wei e Ying Qi. Ma esiste il meridiano del tempo? Sì, è il Cronomeridiano, descritto da Vincenzo Di Spazio.”.

Spazio e Tempo sono inscindibili come Du mai e Shíjiān mai: sono le due facce della stessa medaglia.


giovedì 13 agosto 2020

Depressione reattiva dopo aborto spontaneo trattata secondo la cronosomatica

 

Scrivono gli agopuntori Carlo Di Stanislao e Cristina Aniello: “Il vaso governatore costituisce una sorta di scala della vita su cui si stratificano i traumi. Il VG è centrale e ai suoi lati ha le due branche del meridiano della vescica. La branca esterna risente dei traumi emotivi, quella interna dei traumi fisici. Entrambe provocano contrazione dei fasci muscolari che vanno ad incidere sul VG. Ogni trauma ha un aspetto psicologico, neurologico e immunitario. Per essere liberi sarà necessario liberare il Du mai e quindi le tensioni che lo affliggono…” (tratto dall’articolo Ordito della vita e tessitore del tempo: il du mai e la sua trama). 

Le parole di questo estratto rendono in modo esplicito la premessa su cui si basa la teoria cronosomatica; il pilastro metodologico fondante della cronosomatica è la scoperta di 24 punti extraordinari localizzati sui processi spinosi delle vertebre mobili (dalla C1 alla L5) lungo la linea mediana posteriore. Il nuovo meridiano (Temporis Foramina Spinae, Di Spazio, 1996) ricalca esattamente il medesimo decorso del Vaso Governatore e contribuisce all’armonica pulsazione del flusso energetico; ogni singolo punto spinale corrisponde a precise età della vita secondo un ciclo sessagesimale. L’esposizione ad evento avverso avvenuto ad un’età (poniamo a 12 anni) genera una desincronizzazione dei clock endogeni, condizionando un effetto a cascata sui piani psicoemotivo, immunitario e funzionale, nonché l’immediato coinvolgimento del Vaso Governatore. 

Secondo la teoria polivagale di Porges l’organismo risponde al trauma con modalità maladattiva, attivando un stato simpaticotonico cronico (stato di pericolo) oppure una condizione vagotonica caratterizzata da immobilizzazione (stato di minaccia vitale).

 In sintesi, l’intervento terapeutico (manuale, agopunturistico, etc.) sul punto C7 (corrispondente all’età 12°-13° anno di vita) favorisce la resincronizzazione dei clock endogeni compromessi dall’esposizione all’evento avverso, ristabilisce l’indice di resilienza e libera il Du Mai. In altre parole, la sequenza dei 24 punti è in comunicazione energetica costante con il Vaso Governatore nella dimensione temporale. L’effetto di desincronizzazione dei clock endogeni dopo un’esperienza stressante (acuta o cronica) tende a compromettere non soltanto il flusso pulsato lungo il vaso Governatore, ma sottrae pericolosamente energia dai Sanbao. Questo fenomeno entropico riduce in modo progressivo l’indice globale di resilienza, predisponendo l’organismo alle manifestazioni patologiche. 

Sulla base di questa premessa illustro il caso clinico di una donna di 42 anni, giunta all’osservazione per depressione reattiva dopo un aborto spontaneo in 15° settimana. La paziente si presenta con mimica facciale inespressiva, deambulazione incerta, fonazione flebile e monotona. Invitata a sedersi, si affloscia sulla sedia e resta in silenzio. Le chiedo da quanto tempo si trova in questo stato di profonda afflizione e mi risponde che la depressione è iniziata un anno prima dopo l’aborto spontaneo. Da quel momento è sprofondata in uno stato di severa adinamia, astenia ingravescente e disperazione; si sente terribilmente in colpa per non essere stata in grado di proteggere il suo bambino e di averne causato così il decesso. Dopo l’intervista somministro alla paziente il Time Rewind Walking Test, test basato sulla camminata retrograda per valutare la stabilità posturale sui singoli punti temporali (ho elaborato questo test per misurare la resilienza senza l’intervento della narrazione cognitiva). Sul punto 41 (età) la Paziente oscilla sensibilmente e avverte tremore sulle ginocchia, chiaro segno di shutdown del sistema nervoso autonomo (attivazione del vago arcaico secondo Porges). Dopo il test intervengo sul punto D6 (processo spinoso della sesta dorsale corrispondente al 42° anno età) mediante vibrazione locale (dispositivo Novafon pro tarato a 100Hz). Dopo circa mezzo minuto la Paziente avverte calore diffuso in area pelvica che progressivamente tende a ridursi; tratto anche il punto CV4 per completare la sessione e applico sui due punti trattati i cerotti all’infrarosso (Acupoint Infrared Patching) da mantenere in sede per le successive tre settimane. Infine invito la paziente a ripetere il test della camminata retrograda (Time Rewind Walking Test) per valutarne la stabilità posturale sul punto 41 che risulta nettamente migliorata rispetto alla prima prova. A distanza di due mesi dall’inizio della terapia il tono umorale della Paziente è sensibilmente migliorato.


martedì 4 agosto 2020

In ricordo di Renato Busetti, corifeo della cronosomatica a Trieste

Fonte immagine: archivio Di Spazio




Ho conosciuto il dottor Renato Busetti verso gli anni Novanta del secolo scorso alla mitica Scuola Superiore di Medicina Olistica e di Ecologia (ISMOE) presso l’Università Carlo Bo di Urbino, unico e singolare luogo di aggregazione per menti libere. 
Siamo entrati subito in amicizia e questo sodalizio è continuato anche dopo la chiusura dell’Istituto grazie al suo fervente interesse per la mia teoria cronosomatica. 
Aveva intuito le potenzialità dell’approccio cronosomatico alle patologie fisiche e psichiche e per questo motivo si era prodigato nell’opera di divulgazione presso l’associazione AmeC (Associazione medicina e Complessità) di Trieste, formando nuovi allievi. 
In modo silenzioso e spontaneo il suo testimone è passato al medico olistico Euro Piuca che divulga la teoria cronosomatica presso l’Osteopathic College di Trieste.

Caro Renato, che il tuo viaggio continui lieve nella Luce!

domenica 2 agosto 2020

La geroposturologia (Di Spazio, 2020)

Fonte immagine: archivio Di Spazio



La geroposturologia (Di Spazio, 2020) si occupa delle distonie posturali tipiche dell’anziano. La fase della senescenza è caratterizzata da fenomeni involutivi che interessano non soltanto le funzioni cardiovascolari, ormonali, neuropsichiche e strutturali (apparati muscolo-scheletrico e stomatognatico), ma che si manifestano visibilmente nel tono e nell’equilibrio posturale. 
La distonia posturale dell’anziano, più o meno ingravescente, costituisce la sommatoria di deficit plurimi e pone problematiche non indifferenti per l’incremento del rischio di cadute rovinose. Il rischio di caduta accidentale (almeno una all’anno) colpisce circa un terzo dei soggetti sopra i 65 anni e rappresenta un’emergenza non trascurabile per i danni a medio e lungo termine sulla struttura osteo-muscolare e sulla qualità della vita. 
Le persone che hanno sperimentato gli effetti di cadute rovinose, anche senza esiti gravi, peggiorano la propria autostima, diventano ancora più paurose e diffidenti, riducono drasticamente il movimento per evitare nuovi eventi accidentali. 
Come intervenire per limitare i danni legati alla distonia geroposturale
L’approccio dovrebbe integrare le competenze di più specialisti, ma nella pratica diventa una strada difficilmente percorribile per una persona anziana e con limitate disponibilità economiche. 
In un precedente post ho illustrato il mio approccio operativo mediante il cosiddetto Postural Infrared Patching, un dispositivo indossabile costituito dall’applicazione in permanenza di 3 cerotti adesivi posti in punti strategici per l’assetto posturale. 
L’azione dei cerotti può essere inoltre rinforzata mediante l’uso di particolari plantari che sfruttano positivamente gli effetti dell’infrarosso corporeo. Si tratta di un approccio operativo che può migliorare la qualità della vita delle persone anziane, aiutandole a non limitare il movimento; camminare è fondamentale non solo per il corpo, ma in particolare per la psiche.

sabato 1 agosto 2020

Postural Infrared Patching



Fonte immagine: archivio Di Spazio


Il Postural Infrared Patching sec. Di Spazio è una tecnica derivata dall’uso dei cerotti all’infrarosso su particolari punti cutanei per favorire l’incremento dell’equilibrio posturale. Uno studio effettuato presso l’Università di Palermo indica che 3 persone su 10 dopo i 65 anni sperimentano almeno una caduta all’anno e si tratta di un dato allarmante; innanzitutto per il rischio di possibili fratture ossee che possono condizionare pesantemente la qualità della vita delle persone anziane. Il rischio si collega non soltanto ai rischi intraoperatori, ma anche ai potenziali effetti tossici legati all’anestesia generale (quando richiesta in base alla posizione anatomica del segmento osseo interessato). 
Studi internazionali dimostrano disturbi cognitivi almeno nel 20% dei soggetti anziani operati fino addirittura al 70% negli interventi per chirurgia ortopedica. Si tratta di una potenziale conseguenza degli effetti legati all’uso dei farmaci per indurre l’anestesia generale e prende il nome di post-operative cognitive dysfunction (POCD). 
Come prevenire le cadute se non cercando di migliorare l’equilibrio posturale? Il fisioterapista può istruire il paziente nell’esecuzione di esercizi mirati, ma è necessaria la costanza nel ripetere le sequenze motorie. La labilità del tono vascolare nell’anziano può indurre improvvise ipotensioni ortostatiche, in particolare nella stagione estiva (complice la disidratazione). Malattie neurodegenerative in fase inziale come il morbo di Parkinson possono condizionare disturbi dell’equilibrio con incertezza nella deambulazione. 
La sindrome vertiginosa soggettiva colpisce con maggiore frequenza soggetti anziani. 
Come intervenire senza richiedere la compliance del paziente? 
Il Postural Infrared Patching con tecnologia FIT rappresenta un semplice dispositivo non farmacologico in grado di favorire l’incremento dell’equilibrio posturale; i cerotti vanno applicati in corrispondenza di 3 punti cutanei (1 dietro il lobo dell’orecchio destro, 1 dietro quello sinistro in corrispondenza della mastoide e l’ultimo sull’addome a circa 4 dita trasverse sotto l’ombelico) e indossati per 5 giorni (applicazioni ripetibili). 
Il medico posturologo e il fisioterapista (come anche il chiropratico o l’osteopata) possono illustrare la tecnica d’uso per migliorare la qualità della vita dei loro pazienti.

Fonte immagine: archivio Di Spazio

lunedì 20 luglio 2020

I 3 Dan Tian e la teoria polivagale di Porges

Fonte immagine: archivio Di Spazio





Sanbao, i Tre Tesori secondo la Medicina Tradizionale Cinese, sono Jing (la quintessenza energetica), Qi (energia vitale) e Shen (energia emotiva e mentale). Questi Tre Tesori sono i pilastri fondamentali per la conservazione della salute e per la longevità. 
Dove si trovano? Vengono localizzati con il nome di Dan Tian in 3 aree somatiche: il Dan Tian inferiore conserva l’energia scaturita dal Jing e si trova a circa 2-3 dita sotto l’ombelico; quello mediano al centro del petto è legato al soffio vitale, il Qi, e il Dan Tian superiore è localizzato al centro della fronte fra le sopracciglia. 
Quest’ultimo è l’area riflessa dello Shen. Come possiamo legare questi antichi saperi con i recenti sviluppi delle neuroscienze? 
La risposta a questo interrogativo ce la offre il neurofisiologo americano Stephen W. Porges, autore di un rivoluzionario approccio al ruolo del sistema nervoso autonomo; Porges supera il dualistico conflitto fra sistema ortosimpatico e sistema parasimpatico, rappresentati come due pesi contrapposti di una bilancia. 
L’ortosimpatico entra in gioco nelle fasi di stress con la risposta di attacco-o-fuga (fight-or-flight response), mentre il parasimpatico supporta il rilassamento, la conservazione dell’energia e la crescita. Il neuroscienziato americano spiega che le fibre del nervo vago, il principale nervo del parasimpatico, in realtà sono costituite da due distinti circuiti, quello ventrovagale e quello dorsovagale. 
Mentre il circuito ventrovagale innerva i distretti somatici posti sopra il diaframma, quello dorsovagale innerva gli organi sottodiaframmatici. 
Si differenziano principalmente sotto il profilo evolutivo: il circuito ventrovagale può essere definito come parasimpatico recente (in comune con gli altri mammiferi), il circuito dorsovagale lo abbiamo ereditato dai rettili ormai estinti (parasimpatico arcaico). 
Sulla base di questa premessa possiamo illustrare l’approccio di Porges con l’immagine di un semaforo alla rovescia (il verde in alto, il giallo in mezzo e il rosso in basso). 
Il verde corrisponde al parasimpatico recente e si esprime nel coinvolgimento sociale e nel senso di sicurezza; il giallo rappresenta l’attivazione dell’ortosimpatico in risposta al pericolo (fase di mobilizzazione, fight-or-flight); il rosso indica l’esposizione a una minaccia vitale e si manifesta attraverso l’immobilizzazione e la simulazione della morte (svenimento o defecazione involontaria). Quest’ultimo stato autonomico è condizionato dal parasimpatico arcaico e si manifesta come risposta involontaria ad eventi molto gravi (violenza sessuale, incarceramento, aggressione con rischio di morte, etc.). 
Possiamo applicare la teoria polivagale di Porges ai 3 Dan Tian della Medicina Tradizionale Cinese? 
Il Dan Tian inferiore corrisponde al parasimpatico arcaico e dal suo corretto funzionamento (il Jing) dipende la possibilità di uscire dallo stato di immobilizzazione; il Dan Tian mediano, localizzato al centro del petto, conserva l’energia per il corretto e armonico funzionamento di cuore e polmoni (parasimpatico recente) e contrasta gli effetti dello stress (attivazione ortosimpatica). Il Dan Tian superiore si collega al controllo dei nervi cranici che muovono non solo i muscoli striati del volto, ma partecipano alla complessa attività fonatoria e a quella uditiva che ci consentono di relazionarci in sicurezza con i nostri simili. Testa (mimica facciale, prosodia e ascolto), petto (cuore e polmoni) e addome (organi sottodiaframmatici) sono i 3 distretti somatici, nei quali si manifesta l’azione positiva dei circuiti vagali per mantenerci in salute e conservare l’energia. Sono, in definitiva, l’espressione dei 3 Tesori della Medicina Taoista. 
La gerarchia evolutiva parte dal parasimpatico arcaico (semaforo rosso), passa attraverso la fase di mobilizzazione ortosimpatica (semaforo giallo) e infine si evolve attraverso la socializzazione tipica del parasimpatico recente (semaforo verde). Rispettando questo ordine, significa che non è consentita la transizione dello stato autonomico dalla fase di immobilizzazione, tipica espressione di attivazione del parasimpatico arcaico (semaforo rosso), alla fase di positiva socializzazione (semaforo verde); la sequenza filogenetica impone la transizione obbligata dalla fase di immobilizzazione a quella di mobilizzazione (semaforo giallo). Il sistema autonomico oscilla dinamicamente alternando fasi parasimpatiche con quelle ortosimpatiche in un continuo equilibrio di forze. 
Cosa accade nei casi in cui il soggetto, esposto a uno o più eventi avversi, si trova imprigionato in una pericolosa condizione di cronica ortosimpaticotonia o peggio precipita nell’apatia dell’immobilizzazione? 
Se lo stato post-traumatico permane irrisolto, dissipa enormemente le riserve energetiche contenute nei 3 Dan Tian e può portare l’organismo verso un irreversibile collasso. L’impiego della cronoriflessologia consente l’intervento terapeutico sul punto spinale relativo all’età, in cui il soggetto è stato esposto all’evento avverso. In questo modo è possibile attivare una risposta positiva dell’organismo, resincronizzando gli orologi endogeni compromessi dalla risposta di stress.

sabato 20 giugno 2020

Come potenziare la sicurezza interiore con il joystick posturale

Fonte immagine: archivio Di Spazio



Come spiega il neurofisiologo americano Stephen W. Porges, lo straordinario teorico della teoria polivagale, il nostro senso di sicurezza interiore può essere potenziato attivando le risorse del circuito ventrovagale del sistema nervoso autonomo. 
In altre parole, significa che posso incrementare la sicurezza interiore solo dialogando con il sistema nervoso autonomo, evitando la trappola della narrazione corticale con i suoi falsi convincimenti. 
Nella vita il senso di sicurezza viene notevolmente influenzato dalle variabili ambientali che determinano il nostro stato fisiologico (sono tranquillo, va tutto bene, oppure sono preoccupato, sono in ansia, ho paura, mi crolla il mondo addosso, etc.). 
A questo punto sorge ineludibile un interrogativo: trascorro la mia esistenza come una foglia al vento oppure posso potenziare la sicurezza interiore per essere meno influenzabile dagli eventi esterni? 
Qui emerge il valore della resilienza che viene intesa di norma come la capacità dell’individuo di impattare più o meno positivamente gli eventi avversi. 
Ma resilienza coincide con sicurezza interiore; sono resiliente, perché mi sento sicuro. 
Un indice affidabile di sicurezza interiore è l’analisi posturale secondo specifici accorgimenti. 
La tecnica del joystick posturale è basata sull’impiego di due riflessi, il r. digito-posturale (Di Spazio, 2019) e il r. oculomotorio-posturale (Di Spazio, 2020). 
Attraverso l’attivazione intenzionale di questi due riflessi sono in grado di generare un’oscillazione controllata in una determinata direzione posturale (avanti, indietro, laterale destro, laterale sinistro, obliquo destro anteriore, obliquo sinistro anteriore, obliquo destro posteriore e obliquo sinistro posteriore). 
L’attivazione di questi riflessi è estremamente lenta (nell’ordine di almeno 10 o più secondi), poiché non siamo mai stati addestrati ad esercitarli, ma può essere facilitata dall’uso della balance board oppure in ambiente acquatico per la inibizione delle reazioni posturali (idroposturologia). 
La pratica di questo singolare addestramento non genera soltanto un migliore controllo posturale, ma potenzia in modo significativo lo stato fisiologico di sicurezza interiore.

domenica 31 maggio 2020

Accademia di Idroposturologia (Aquanesting)

Fonte immagine: archivio Di Spazio



L’idroposturologia (Di Spazio, 2004) studia gli effetti neurofisiologici sulle dinamiche posturali in ambiente acquatico e in condizioni di microgravità. 
Essa consiste principalmente nell’esecuzione di particolari esercizi neurali finalizzata alla stimolazione della componente ventrovagale del sistema nervoso autonomo (SNA) in linea con la teoria polivagale di Porges (1995). 
Fondamentale per il corretto utilizzo delle sequenze motorie è il setting: la piscina deve essere riscaldata con acqua termale a circa 35 °C (ricorda la sicurezza della vita intrauterina quando siamo immersi nel liquido amniotico) e deve essere immersa in ambiente naturale (parco con alberi e cespugli). 
Utile è la stimolazione sonora di sottofondo affidata a musica rilassante e ripetitiva, esente da basse frequenze che si associano nei mammiferi (umani inclusi) a ipervigilanza da rischio di predazione. 
L’assetto in galleggiamento verticale viene ottenuto mediante l’uso di tubolari in materiale plastico (swimnoodle) che consentono non soltanto il mantenimento della posizione e l'annullamento delle resistenze posturali, ma generano microdondolamento che promuove il senso di sicurezza e l'attivazione del circuito parasimpatico del sistema nervoso autonomo. 
Le istruzioni del trainer devono essere condivise con voce prosodica, evitando il ricorso a comandi secchi e perentori. 
La ripetizione degli esercizi neurali promuove il bilanciamento intenzionale dell’equilibrio posturale attraverso microcomandi esercitati attraverso il movimento oculare e l’assetto guidato dalle singole dita delle mani. 
L'addestramento posturale non migliora soltanto il nostro equilibrio, ma potenzia simultaneamente lo stato fisiologico di sicurezza del sistema nervoso autonomo. Potenziare il senso di sicurezza interiore rafforza la nostra resilienza, cioè la capacità individuale di impattare positivamente eventi perturbanti della vita.
Inoltre le sequenze micro-motorie vengono integrate con l’impiego delle tecniche di Vocal Toning, sequenze di singole vocalizzazioni per promuovere l'equilibrio funzionale dei diversi distretti corporei. 
L’esecuzione mirata degli esercizi neurali in linea con la teoria polivagale di Porges incrementa lo stato di calma e rilassamento, promuovendo una condizione di positiva sicurezza. 
I seminari di Aquanesting (Friends of Aquanesting) sono rivolti a tutti (anche a chi non sa nuotare), ma anche alle aziende sensibili alla salute emozionale dei propri dipendenti (corporate wellness). 
L'Accademia di Idroposturologia Aquanesting è stata fondata nel 2004 dal medico psicotraumatologo Vincenzo Di Spazio e ha la sua sede operativa a Montegrotto Terme (PD) presso l'Hotel Garden Terme (www.gardenterme.it).

domenica 24 maggio 2020

Cronobiologia dello stress e cronocezione

Fonte immagine: archivio Di Spazio



La cronosomatica rappresenta un’evoluzione della cronobiologia dello stress, lo studio del corpo come sistema orientato non solo nella dimensione dello spazio, ma anche del tempo. In particolare la cronobiologia dello stress si basa sulla premessa teorica che l’organismo sia dotato di nocicettori in grado di segnalare, codificandolo in uno schema temporale, la risposta al dolore psichico, invece che somatico. 
Se per neurocezione (Porges, teoria polivagale, 1995) s’intende il processo attraverso il quale il sistema nervoso effettua una valutazione del rischio senza ricorrere alla consapevolezza, per cronocezione (Di Spazio, 2020) s’intende il processo attraverso il quale il sistema nervoso registra nel tempo (secondo una sequenza circannuale progressiva della timeline) la variazione negativa dell’indice di resilienza senza ricorrere alla consapevolezza. 
Un caso molto singolare e raro è la cronocezione anticipatoria, un fenomeno che si manifesta quando il sistema nervoso scatena risposte di allarme ortosimpatico in prossimità temporale antecedente un evento luttuoso. 
In questi casi è come se l’organismo reagisse con innalzamento della risposta di stress non a seguito di un lutto, ma qualche mese o settimana prima che si verifichi il decesso di un familiare. Lo stesso fenomeno può manifestarsi in soggetti ipersensibili che sono in grado percepire, come si trattasse di un deja vu, la morte improvvisa e traumatica di un estraneo.

venerdì 1 maggio 2020

Un caso di ridotta resilienza transgenerazionale

Fonte immagine: archivio Di Spazio




Nell’anamnesi personale si deve chiedere se il paziente ha conosciuto tutti i nonni e tutti gli zii (specificare se quando è nato, nonni e zii erano viventi oppure no). 
Per quanto riguarda la relazione con gli zii è più corretto chiedere: “I suoi genitori hanno perso fratelli o sorelle prima della Sua nascita?”. 
Poniamo il caso che il nonno paterno sia deceduto prima del concepimento del paziente; si devono chiedere le date di nascita e di morte del congiunto. 
Il nonno è deceduto il 24 luglio 1974 a 64 anni di età per aneurisma cerebrale; il padre del paziente (il contatto transgenerazionale) all’epoca aveva 34 anni di vita (35° anno). 
Il paziente giunge all’osservazione a 22 anni di età per un problema di cefalea episodica; il sintomo cefalalgico richiama la posizione anatomica speculare a quella del nonno, deceduto per esiti di patologia vascolare cerebrale (fenomeno della patomimesi, Di Spazio 2003). 
Come si procede in questo caso per evidenziale una ridotta resilienza transgenerazionale? Si somministrano al paziente i due test di resilienza, analizzando la linea temporale compresa fra 38 e 33 anni (cioè fino a un anno prima dell’evento avverso del padre). 
Se non compaiono variabili significative sulla posizione 34, significa verosimilmente che l’evento transgenerazionale non ha lasciato tracce nel discendente; viceversa, se in posizione 34 percepisce risposte emotive o viscerali nel test statico e instabilità posturale in quello dinamico, significa che il discendente esprime ridotta resilienza transgenerazionale in posizione 34 (35° anno di vita, corrispondente all’età del padre nel 1974). Poiché l’età potenzialmente più fragile (34) si trova in posizione futura rispetto a quella attuale del paziente (22), è fondamentale saper gestire la comunicazione, in modo da evitare l’innesco di uno stress da profezia (“cosa mi accadrà quando compirò 34 anni?”). 
A questo punto si sottopone il paziente alla stimolazione del processo spinoso della L1, corrispondente al 35° anno di vita e l’applicazione del patch all'infrarosso corporeo sul punto per 3 settimane.
Come si controlla il potenziale successo del trattamento? 
Innanzitutto verificando nella sessione successiva l’attenuazione o la scomparsa del sintomo lamentato; parallelamente si ripetono i 2 test di resilienza per accertare l’annullamento (o meno) delle risposte emotive, viscerali o posturali.


lunedì 23 marzo 2020

Emotional Training 02

Fonte immagine: archivio Di Spazio





In questi giorni dominati da una surreale realtà (chi di noi avrebbe mai pensato di vivere questa esperienza intrisa di paura e sconcerto collettivi?) abbiamo la necessità di mantenere non soltanto l’equilibrio fisico, ma anche quello psichico. Alla base dei nostri comportamenti sociali gioca un ruolo fondamentale la nostra resilienza. Ma cosa vuol dire resilienza? In psicologia è la capacità individuale di affrontare in modo proattivo gli ostacoli e gli eventi avversi della vita. Sono disponibili test che misurano mediante un questionario le capacità reattive di un soggetto dinanzi a eventi e contesti conflittuali. Quanto sono affidabili queste valutazioni? Le risposte fornite nel questionario rivelano (e non sempre) sostanzialmente il risultato soggettivo di un’autoanalisi della propria resilienza. Possiamo impiegare questi test per valutare quanto un evento ha inciso sulle nostre capacità di risposta proattiva? Hans Selye, padre del moderno concetto di stress, ci spiega che la reazione fisiologica a un cosiddetto stressore è indipendente dall’intensità dello stimolo. In altre parole, posso reagire in modo abnorme rispetto a uno stimolo debole e viceversa. Siamo inoltre esposti a un numero illimitato di variabili in grado di influenzare negativamente l’indice di resilienza. Faccio un esempio per capire come queste variabili possono sabotare le nostre capacità di risposta; noi viviamo la vita come una serie di accadimenti personali senza tenere conto che su di noi agiscono memorie più antiche, memorie che prendono il nome di traumi transgenerazionali. Significa che se vostro padre a 12 anni di età è rimasto orfano, questa traccia di ricordo inconscio può presentarsi in voi sotto forma di sintomi emozionali o disturbi della sfera fisica e palesarsi alla medesima età senza sapere perché. Questo esempio spiega quanto sia difficile generare un giudizio attendibile sulla resilienza e per questo motivo è opportuno attivare risposte proattive quando sentiamo di vivere un contesto potenzialmente conflittuale. Nell’ultima newsletter ho presentato l’esercizio dello spazzolamento del cuoio capelluto per rinforzare il meridiano del Vaso Governatore, manovra da effettuare per qualche minuto ogni giorno in questo duro periodo di lockdown. Questa volta presento un semplice esercizio per generare rilassamento nei momenti in cui la mente sabotante prende il sopravvento con pensieri ossessivi e debilitanti. Si tratta di picchiettare in modo ritmico con due dita (indice e medio) l’incavo del gomito nella sua parte più interna (quella che volge verso il busto). Si esegue il picchiettamento prima sul gomito destro e poi su quello sinistro per 120 secondi. Se non basta, ripetete la manovra più volte durante la giornata (tempo ce n’è). Buon allenamento! 

Come raggiungere l'Ambulatorio di Omeopatia Dr. Di Spazio

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Sensibilità Chimica Multipla (M.C.S.)

Sensibilità Chimica Multipla (M.C.S.)
La Sensibilità Chimica Multipla (MCS) è una sindrome immuno-tossica infiammatoria simile, per certi versi, all’allergia e molto spesso scambiata con essa, poiché i sintomi appaiono e scompaiono con l’allontanamento dalla causa scatenante, ma le sue dinamiche e il suo decorso sono completamente diversi, ovvero si perde per sempre la capacità di tollerare gli agenti chimici (questo dal I° stadio). E’ una sindrome multisistemica di intolleranza ambientale totale alle sostanze chimiche, che può colpire vari apparati ed organi del corpo umano: “Le sostanze chimiche danneggiano il fegato e il sistema immunitario sopprimendo la mediazione cellulare che controlla il modo in cui il corpo si protegge dagli agenti estranei; i sintomi si verificano in risposta all'esposizione a molti composti chimicamente indipendenti e presenti nell'ambiente in dosi anche di molto inferiori da quelle tollerate dalla popolazione in generale”.